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I resti sepolti

Città romana

Il sottosuolo del centro storico di Imola tuttora conserva i resti degli edifici e delle strade della città romana, venuti alla luce a più riprese a causa di lavori di escavazione. Al di sotto della via Emilia, della via Appia e di alcune vie minori sono emersi numerosi tratti di strade romane pavimentate con grandi basoli di roccia trachitica – molti dei quali saranno a breve visibili nel giardino della S. Annunziata, in via di sistemazione e apertura al pubblico – cavati nei Colli Euganei e probabilmente pervenuti a Imola per via d’acqua fino a Conselice e poi su carri lungo la via Selice (così chiamata appunto per essere lastricata di “selci” di trachite).

Numerosi sono anche i ritrovamenti di resti di domus, spesso con pavimenti in mosaico anche di notevole pregio, come nel caso della celebre fascia musiva policroma di via S. Pier Grisologo con maschere teatrali. Grazie all’accurato scavo archeologico praticato dalla Soprintendenza nel 1982 presso l’attuale ingresso della Pinacoteca, è stato possibile recuperare anche una ampia parte del rivestimento a intonaco delle pareti di una domus, dipinto con motivi a colonnine, maschere teatrali, una capra, un puttino, un cesto ed elementi vegetali su fondo rosso.

Nella zona compresa all’incirca tra piazza Caduti per la Libertà e vicolo Inferno, in cui è stata identificata una pavimentazione a grandi lastre di marmo e una base forse pertinente ad un arco monumentale, è stata ipotizzata la presenza del Foro; da quest’area proviene anche un dito di bronzo di grandi dimensioni, verosimilmente pertinente a una colossale statua onoraria.

Alla periferia nordoccidentale era localizzato l’anfiteatro, di cui in passato fu portato alla luce il basamento della cavea (purtroppo poi obliterato dall’espansione edilizia nel dopoguerra), lungo 108 e largo 81 metri.
Negli immediati dintorni della città, di preferenza lungo la via Emilia, erano inoltre distribuite le necropoli urbane, dalle quali provengono testimonianze notevoli come la grande lapide marmorea di C. Antistius Pansa, o le lastre in pietra con fregi d’armi a rilievo da Villa Clelia, che ornavano monumenti funerari del tipo ‘a dado’ (tali reperti sono attualmente visibili nella Rocca Sforzesca all’ingresso dei locali dell’Accademia Pianistica).