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Non tutti sanno che
Bentornata, Contessa
La bambola di Orsola Bandini, restaurata, impreziosirà la casa museo di Palazzo Tozzoni. Simbolo di un amore intenso e sfortunato,
fu voluta dal marito a imperituro ricordo
di Oriana Orsi*
Le stanze della casa-museo di palazzo Tozzoni sono ricche di opere d’arte, mobilia e utensili di uso quotidiano. Attraversarle significa percorrere in pochi metri la storia dell’arredo dal secolo XVII al XIX, ma se le suppel- lettili sono pezzi di valore nella loro storia ed esecuzione artigianale esiste, per ora fuori del percorso museale, un oggetto che non trova paragoni: il mani- chino della contessa Orsola Bandini Tozzoni. La faentina Orsola Bandini andò sposa al conte Giorgio Barbato Tozzoni nel 1819. In occasione del loro matrimonio venne allestito nell’ala est del palazzo, il cosiddetto “appartamento Impero” improntato allo stile neoclassico. Il matrimonio non fu felice, funestato dalla morte dell’unico figlio Alessandro, avvenuta nel 1825, quando il piccolo aveva due anni. La giovane contessa non si riprese mai più e forse la disgrazia accentuò alcuni tratti difficili del suo carattere fino a sviluppare quella che nei documenti viene chiamata “indecifrabile malattia” e che aveva tra le sue caratteristiche anche una profonda avversione nei confronti del marito. La vita infelice di Orsola trovò fine prematu- ra nel 1838. Alla sua scomparsa Giorgio Barbato fece realizzare un manichino in stoffa e stoppa della stessa altezza e delle
stesse fattezze della moglie morta.
Il viso in stucco dipinto riproduce fedel- mente i tratti di Orsola così come li cono- sciamo dai busti in gesso presenti nell’ap- partamento Impero; il manichino indossa gli abiti della contessa e calza sul capo una par-
rucca realizzata con i suoi veri capelli.
La replica di Orsola alloggiava nelle stanze del conte e alla morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1873, venne relegata in un armadio nella stan- za degli archivi. Sono passati così lunghi anni e recentemente i Musei Civici imolesi con il con- tributo dell’Istituto per i Beni Culturali, Ambien- tali e Naturali della Regione Emilia Romagna, hanno proceduto al restauro di questo oggetto così particolare. Il corpo in stoppa e stoffa è sta-
to ripristinato, il viso in stucco ripulito e nuova vita è stata data agli abiti compreso l’elegante scialle in delicato pizzo. Prossimamente il mani- chino troverà nuova sistemazione nel percorso della casa-museo nella quale la contessa abitò e sarà così possibile per tutti conoscere un’og- getto così particolare, nato dalle sapienti mani di un artigiano e voluto dal conte Tozzoni a te- stimonianza di un amore coniugale intenso e sfortunato come quello per la sua sposa Orsola.
* Curatrice Musei Civici Imola
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Manichino della Contessa Orsola
Bandini Tozzoni, sec. XIX
Foto di Costantino Ferlauto,
per gentile concessione Istituto
per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna
Il palazzo, per secoli, ha ospitato la vita della nobile famiglia Tozzoni; dal 1978 è diventato patrimonio pubblico. Il percorso espositivo che si snoda passando attraverso lo scenogra- fico scalone ricco di stucchi e sculture, testimonia, grazie all’integrità e ricchezza di arredi e suppellettili, la vita e il gusto di una famiglia nobile in una città di provincia. Nelle sale sono conservati un’importante quadreria, oggetti d’arte applicata, ricordi di famiglia, un’esposizione di materiali etnografici, frutto dei lunghi viaggi attorno al mondo di Francesco Tozzoni; nelle cantine sono esposti gli strumenti per il lavoro dei campi.
Il dialogo tra stanze e arredi, strutture e decorazioni, permette di ben riconoscere le funzioni d’uso degli ambienti tra vita quotidiana e rappresentazione dello status sociale.
COSÌ VIVEVANO I NOBILI DI PROVINCIA
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