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L’anniversario
La Liberazione
La testimonianza di Alfiero Salieri, storico partigiano, “Entrai nel CLN a 16 anni, facevo la staffetta, ecco cosa successe in quei giorni”
Alfiero Salieri durante una cerimonia per ricordare la Liberazione
Medaglia d’oro al valor militare per attività partigiana, Imola festeggia il 70° della Liberazione con manifesta-
zioni che hanno coinvolto l’intera città attraverso testimonianze, incontri, mostre, celebrazioni. Tra le tante, “Quando un posto diventa un luogo”, fino a settembre 2015: le scuole dei dieci Comuni del Circondario imolese re-inau- gurano i monumenti e i luoghi dedicati alla lotta di Liberazione della loro città. In queste due pagine il ricordo del giorno della Liberazione nelle parole di “Fiero”, storico partigiano, e alcuni suggestivi itinerari lungo “I sentieri della libertà”. In più, una inedita Gallery fotografica in collaborazione con l’Anpi di Imola e il Cidra.
Mi chiamo Alfiero Salieri, nome di battaglia “Fiero”. É così che, ancora oggi, mi chiamano gli amici. Il giorno della Liberazione avevo
18 anni, compiuti da un mese. Stavo da due anni nel CLN partigiano imolese, comandante Renzo Ravaglia. Già dal venerdì ero informato dell’imminente arrivo dei polacchi. “Dovrai avvertire tutti i capi squadra di via Framello, via dei Mille, via Cavour di essere pronti per l’1.30, con le armi”, era l’ordine, perché si doveva liberare Imola dagli ultimi tedeschi rimasti. I fascisti delle Brigate Nere erano già scappati.
Il luogo di ritrovo, per tutti, era la Biblioteca, dove risiedeva il comando e tenevamo gli armamenti, lì e alla Sacmi. Avvertire i capi squadra non fu affatto un compito facile: do- vetti sfuggire e una pattuglia tedesca in Piazza Grande, gli stessi soldati che avevano ucciso un mio compagno al quale malauguratamen- te si era inceppata l’arma. All’angolo tra via Sassi e via Cavour un tizio mi apostrofò con fare minaccioso; voleva sapere dove andassi, fui costretto a tirare fuori la pistola per allon- tanarlo...
Finito il mio compito di staffetta rincasai, ma fu una sosta breve. Nel pomeriggio, assieme ai miei compagni, dovevamo pattugliare la
QUELL’APRI
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I giorni della Resistenza e della Liberazione. L’apr fatti e personaggi che hanno segnato nel profon
vuol essere un omaggio, un viaggio nella
città tra la via Emilia e la via Appia, a caccia di tedeschi - facemmo 3 prigionieri - ma so- prattutto per evitare rappresaglie. Quelli che si sapeva iscritti al Fascio li accompagnammo alla Caserma dei Carabinieri, per evitare vio- lenze. Tutto filò liscio. I polacchi li incontrai a metà pomeriggio, quando erano già entrati in città. Ma avevo fretta, dovevo fare vigilanza al corteo spontaneo di gente che festeggiava e manifestava verso la piazza. La notte fummo comandati a presidiare le zone strategiche della città, in particolare l’Ente Comunale di Assistenza, per far sì che i ladri non venis- sero a portare via i generi alimentari per la cittadinanza.
Eravamo tesi, preoccupati, il fronte era vicino: nella zona dell’ospedale vecchio si combatteva ancora. La notte la passai accanto alla mitragliatrice. Verso le 22, noi eravamo riparati nell’edificio ECA, sentimmo bussare alla porta. Erano polacchi, ci chiedevano un palazzo da requisire per sistemarci la sta- zione radio. Li accompagnammo all’edificio di fronte, di ex fascisti, dove dovemmo far sloggiare due ragazze che si erano rifugiate lì. Mi dispiacque molto, avevano passato giorni interi barricate in cantina.
I polacchi, in assetto di guerra, tornarono la
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